La risposta al quesito sulle cause del fenomeno Italian Sounding non è semplice e deve necessariamente tenere in considerazione diversi fattori.
Come tutte le analisi di marketing partiamo innanzitutto dalla domanda. Secondo uno studio di Federalimentare oltre 1,2 miliardi di persone al mondo comprano almeno un prodotto agroalimentare italiano all’anno. Il risultato di un’indagine realizzato dall’Area Agroalimentare di Nomisma negli Stati Uniti conferma che l’Italia figura al primo posto come paese di origine dei prodotti alimentari più ricercati.
L’appeal del cibo italiano è fortissimo ed è in continua ascesa in tutto il mondo. Il gusto unico, la varietà dei nostri prodotti come pure lo status symbol dell’italian way-of-life ci pone ai vertici di tutte le classifiche. Secondo alcuni studi l’origine italiana rappresenta per i consumatori esteri una garanzia di qualità e sicurezza alimentare. Questa fama sta intercettando nuovi consumatori tra le classi medio-alte di alcuni paesi dove c’è un elevato inquinamento che causa danni all’agricoltura locale (ad esempio la Cina).
Tutti questi fattori generano un’ingente domanda di prodotti agroalimentari italiani, difficile da soddisfare completamente. Soprattutto nei casi di alcune produzioni DOP di nicchia (es. aglio di Voghiera, Lardo di Colonnata, Pomodoro San Marzano, etc.).
L’enorme richiesta purtroppo non viene appagata sufficientemente dai produttori nazionali, che quindi lasciano il campo a scaltri produttori esteri i quali ne approfittano ed immettono sul mercato prodotti contraffatti ma soprattutto delle imitazioni delle nostre eccellenze agroalimentari. Ovvero prodotti “fake” che richiamano alla presunta italianità attraverso l’assonanza del nome, dell’origine o della veste grafica generando quello che in Italia viene definito comunemente: fenomeno Italian Sounding.
L’origine del fenomeno Italian Sounding affonda le radici nelle attività degli immigrati di inizio secolo che nei nuovi paesi si diedero subito da fare, cucinando e producendo prodotti alimentari simili a quelli realizzati in Italia. Anche se, in assenza della materia prima, cominciarono presto ad adattare le ricette creando in alcuni casi prodotti che avevano sempre meno a che fare con quelli originali. Successivamente i discendenti degli italiani espatriati hanno industrializzato la produzione ed usato come marchio il cognome della famiglia o i nomi di alcune città italiane. Questo ha finito per influenzare i consumatori locali lasciando credere che si trattasse di prodotti tradizionali italiani.
Ma c’è anche un motivo economico che induce alcune fasce di consumatori esteri (di livello più basso) a preferire i prodotti Italian Sounding, ovvero le differenze di prezzo tra il prodotto imitato e quello autentico, che si attestano su una media del -30% rispetto all’originale ma che in alcuni stati raggiungono punte del -80%.
Oltre alla concorrenza del fenomeno Italian Sounding ci sono anche altri fattori che contribuiscono a frenare il Made in Italy nel mondo. In primis la presenza di barriere doganali e tariffarie in tanti mercati di sbocco, che rappresentano un ostacolo difficile da superare. Determinante anche la ridotta dimensione di molte imprese del settore agroalimentare, molto spesso aziende familiari poco strutturate, che non possono permettersi investimenti per raggiungere mercati esteri. Ed infine, uno degli elementi più importanti per l’esportazione, la mancanza di piattaforme distributive italiane all’estero che hanno invece fatto la fortuna dei prodotti francesi.
L’Italian Sounding si può combattere. Noi crediamo che la soluzione passa attraverso l’informazione ai consumatori esteri. Secondo uno studio di Cia-Agricoltori Italiani i consumatori stranieri amano le eccellenze nostrane, ma conoscono solo il 5% di un paniere molto più ricco. Quello che arriva sulle tavole dei consumatori internazionali in cerca dell’autentico made in Italy, è solo una minima percentuale, circa 200 prodotti su 5847 referenze.
Authentico è l’App che aiuta i consumatori esteri a scoprire l’enorme patrimonio eno-gastronomico italiano. Li supporta nel riconoscere facilmente i prodotti originali Made in Italy e non essere ingannati.
Inoltre sostiene l’export anche per i piccoli produttori consentendo di comunicare direttamente al consumatore in target i loro prodotti ed di ottenere feedback circa la domanda di prodotti in un’area geografica.