Come esportare Made in Italy in Iran

03/21/2019
by Domenico A.

 

 

 Persia la cultura gastronomica ha origini antichissime (fonti storiche la fanno risalire all’impero di Ciro il Grande nel IV secolo a.C.). L’Iran, è il più grande esportatore di caviale, quello più raro e più costoso al mondo si chiama Almas e viene venduto a 27.500 € al K;  inoltre produce anche il 90% dello zafferano mondiale, che viene venduto a 55 € al grammo.

Oggi è, quindi, il nuovo mercato da tenere d’occhio, un territorio ricco di possibilità per aziende e imprenditori italiani, che non dovrebbero lasciarsi scappare questa occasione! Per concretizzare queste opportunità sono necessari, oltre alle piattaforme distributive per entrare sul mercato, anche la conoscenza e il rispetto delle diversità culturali di questo Paese.

Ecco le 5 cose che devi assolutamente sapere se vuoi esportare cibo italiano in Iran:

  1. L’Iran è un mercato con un elevato potenziale di crescita (82 milioni di abitanti) che apprezza molto i prodotti italiani. La fine delle sanzioni contro Teheran ha sbloccato un grande bacino di consumatori giovani (circa il 60% degli iraniani ha meno di 30 anni), urbanizzati e in forte crescita. Infatti, Goldman Sachs annovera l’Iran tra i “Next 11”, le undici economie da tenere d’occhio nei prossimi anni per l’alto potenziale di crescita. Un potere d’acquisto in crescita e tanta fame di cibo Made in Italy! Lo ha dimostrato anche il successo riscosso dalla tappa a Teheran della Settimana della Cucina Italiana, The Extraordinary Italian Taste
  2. Secondo quanto affermato da Coldiretti, le esportazioni di cibo italiano in Iran dovrebbero raggiungere i 40 milioni di euro nel corso del 2018: l’80% dell’export è costituito da prodotti trasformati, mentre il restante 20% da prodotti agricoli. “Nel dettaglio – spiega la Coldiretti – l’olio di oliva rappresenta la principale voce dell’agroalimentare Made in Italy sul mercato iraniano, con un peso sul totale dell’export di settore del 15%”. Altri prodotti italiani acquistati sono i mangimi, i semi di ortaggi, dolci, aceti e pasta, di cui l’Italia detiene una posizione di leadership”
  3. Il 19% del totale prodotti alimentari importati in Iran, pari a circa 1,7 miliardi di dollari, è rappresentato da prodotti provenienti dall’Italia. Ci sono sempre più ristoranti italiani e nuovi ipermercati di stampo occidentale, nei giovani cresce l’appeal per la nostra cultura culinaria. L’eliminazione delle sanzioni porterà a un miglioramento della congiuntura economica iraniana che inciderà direttamente sui consumi alimentari e favorirà una crescita delle vendite di beni alimentari di importazione, condizione vantaggiosa per aumentare il nostro export
  4. Non è tutto rose e fiori. È importante tenere presente che nei settori chiave dell’economia iraniana è fortissima la presenza dello Stato. Non bisogna dimenticare poi che l’Iran, essendo un paese islamico, non può importare alcune specifiche classi di prodotti, fra cui carne di maiale e bevande alcoliche. Per poter esportare ci sono particolari regole da seguirecome la necessità di ottenere un “business number” e aprire un “business account”, descrivere al governo i propri beni per avere l’approvazione di ingresso, avere la conformità di packaging, determinare il luogo di arrivo (ci sono 7 free zone con facilitazioni) e, infine, verificare i dazi e le tasse doganali sui beni
  5. Secondo quanto abbiamo registrato sulla nostra app, i principali prodotti ricercati in Iran sono la pasta, l’olio extravergine e le conserve di pomodoro. La domanda più frequente che ci fanno i consumatori è se alcuni prodotti italiani hanno la certificazione Halal (certificazione di qualità, di filiera e di prodotto che attesta che i prodotti siano conformi alle norme etiche ed igienico sanitarie, della legge e della dottrina dell’Islam; nel settore alimentare garantisce che i cibi siano preparati secondo le regole islamiche)

 

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